Eccoci su “Il sole 24 ore” per la rubrica Impresa & territorio:
“Dissi a mio marito: siamo risicoltori da tre generazioni, ma se non ci trasformiamo faremo la fame.” Intuito femminile quello di Pinuccia Carenzio. Era il 2005, l’accordo con i Paesi del Sudest asiatico per importare riso a dazio zero nella UE, l’accordo cioé che avrebbe messo in ginocchio i 4mila risicoltori italiani, era ancora di là da venire.
Eppure la famiglia Carenzio, 36 ettari di risaie a Villalunga, in provincia di Pavia, aveva già intuito che la globalizzazione, in qualche modo avrebbe potuto cambiare le regole del gioco del settore. E ha innovato per tempo.
Pinuccia Carenzio di mestiere faceva la commercialista e di questioni burocratiche era pratica: si è aggiudicata un finanziamento regionale a copertura del 30% dei costi e ha investito 150mila euro per acquistare una pileria. Un investimento consistente, certo, che non è alla portata di tutti i coltivatori italiani. Ma questa spesa le ha consentito di chiudere il cerchio: il suo riso ora va dal campo alla tavola. Essicato, pulito, inscatolato e venduto direttamente dallo spaccio aziendale. “Di listino un chilo di Carnaroli lo mettiamo 2.20 euro”, spiega. Meno del supermercato. Ma annullando i passaggi intermedi, i Carenzio sono riusciti a sterilizzare il crollo dei prezzi del riso in questi anni della crisi.
Il riso Carenzio vende ai mercati di Campagna Amica della Coldiretti, ai ristoranti, agli ospedali, attraverso lo spaccio aziendale e per un buon 30% anche online, attraverso il sito. Il figlio Alex si è messo a produrre gallette, mentre Pinuccia sta pensando anche a una linea di biscotti. Ma la ricetta dei Carenzio non è per tutti: “Ci sono altre due pilerie come la nostra, in tutta la zona”. E il Pavese è la prima provincia risicola d’Europa…
29 marzo 2018