Prima di spiegarvi per bene come produciamo il riso che portate in tavola, vi rassicuriamo su un argomento che ci sta a cuore e che sappiamo essere importante anche per voi: diciamo no da sempre ai fanghi di depurazione perché teniamo alla nostra salute e a quella dell’ambiente.
Ma entriamo nel vivo del discorso: come coltiviamo e lavoriamo il riso?
In autunno prepariamo il terreno, privilegiando una concimazione organica: come conviene a un’azienda che pratica l’agricoltura sostenibile, sostituiamo il più possibile i fertilizzanti a base di azoto con la tecnica del sovescio che prevede la semina di una coltura intercalare, nel nostro caso della veccia, una leguminosa che interriamo prima di seminare il riso al fine di migliorare la fertilità della terra.
Per salvaguardare la fauna della risaia, sul perimetro del campo, scaviamo e manuteniamo un fossetto dove rane, pesciolini, gallinelle d’acqua e anatre selvatiche possono vivere tranquille grazie alla costante presenza di acqua.
In primavera, invece dell’aratura tradizionale ormai obsoleta, smuoviamo il terreno in superficie con una macchina dedicata, il combinato per minima lavorazione: evitiamo così la dispersione di sostanze organiche del terreno, preziose per il riso e riduciamo il consumo di carburante, abbattendo inquinamento e costi in un sol colpo.
Poi ci prepariamo per la semina: acquistiamo i semi di tutti i nostri risi da ditte sementiere che garantiscono purezza e sanità del prodotto che viene tracciato dall'Ente Risi.
A metà maggio con la seminatrice di precisione, seminiamo il Carnaroli, poi l’Arborio e infine il Baldo.
Pratichiamo la semina in asciutta: interriamo i semi a 3 / 5 centimetri dalla superficie e schiacciamo il terreno con un rullo per spingerli in profondità.
Giugno è il mese dell’allagamento: l’acqua ricca di ossigeno portata nei campi da un canale di acque bianche, il cavo sisti carminati, difende il neonato riso dagli sbalzi termici.
Da giugno a settembre teniamo monitorata la situazione nelle risaie: massima attenzione alle piantine che al bisogno soccorriamo con il concime, e occhio attento al livello dell’acqua che può calare quando per esempio le nutrie scavano i loro buchi.
Settembre e ottobre sono i mesi del raccolto: tagliamo il riso maturo e lo essicchiamo in tempi rapidi per garantirne la migliore conservazione.
Intanto trituriamo quel che resta delle piantine in modo da ottenere un concime naturale.
Passiamo poi alla lavorazione: siamo una delle pochissime aziende agricole in provincia di Pavia ad occuparcene, grazie a un impianto automatizzato, la pileria, che pulisce, sbrama e abrade il riso, privandolo delle sue pellicole; il selezionatore ottico controlla ogni singolo chicco e scarta quelli imperfetti, infine la confezionatrice insacchetta.
A questo punto al nostro riso manca solo di essere cucinato ma lasciamo questo piacere a voi.